Women in STEM: il dato positivo

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Cattiva notizia: nel 2022, quasi alle porte del 2023, il “gender gap” nel mondo del lavoro è ancora una realtà, soprattutto per quanto riguarda le professioni STEM.

Buona notizia: un sondaggio di Adecco Group che ha coinvolto oltre 20mila lavoratori e più di 500 aziende, presentato in occasione dell’evento “Donne & Lavoro – Il lato positivo”, ha evidenziato negli intervistati la fiducia nel cambiamento e l’occasione di crescita che una maggiore parità di genere rappresenterebbe per le imprese. In particolare, oltre l’85% degli intervistati sostiene che le donne avranno ruoli sempre più rilevanti nei prossimi anni e oltre il 60% attribuisce a una maggiore parità di genere un impatto positivo sulle performance aziendali.

Ma come raggiungere concretamente questi risultati? E quale ruolo riveste il sistema educativo in questa sfida?

Cosa s’intende per “gender gap”?

Facciamo un passo indietro: “gender gap”, che potremmo tradurre con “divario di genere”, è un’espressione che identifica tutte le disparità che esistono ancora oggi fra persone di genere maschile e femminile e che penalizzano chi s’identifica in quest’ultimo in ambito educativo, politico, economico e, appunto, lavorativo.

Poche donne in posizioni manageriali se non nessuna in settori “prevalentemente maschili”, disparità salariale a parità di mansioni, scetticismo riguardo all’assumere una donna in età “per fare figli”: sono tutte discriminazioni che non aiutano nel raggiungimento della parità, e anzi, contribuiscono a scoraggiare la lotta per un futuro migliore e più equo per tutti.

E per STEM?

Science, Technology, Engineering e Mathematics: l’acronimo, in inglese, indica l’insieme delle discipline scientifico-tecnologiche e i relativi settori professionali. Nel mondo, meno 4 laureati su 10 nelle materie STEM sono donne, e la disparità si riflette anche a livello lavorativo.

Secondo il sondaggio di Adecco Group, il 15% degli intervistati sostiene che il numero di donne a svolgere professioni in ambito STEM aumenterà: uno scenario che non solo ci si augura, ma che bisogna incoraggiare concretamente.

Da dove parte il cambiamento?

Le buone intenzioni, infatti, non bastano: per un reale miglioramento, servono interventi concreti da parte dello Stato, della scuola e delle aziende. Ma chi dovrebbe essere fra questi il principale promotore di cambiamento?

Il 33% degli intervistati sostiene che andrebbe redatta una legge apposita in merito, mentre secondo il 40% delle aziende tale compito ricade proprio sul mondo business.

A sostenere che la sfida è anche e soprattutto culturale, e che il cambiamento debba iniziare dalla scuola, è chi le aule e i corridoi li conosce bene, ovvero i giovani: il 24% degli intervistati appartenenti alla Generazione Z attribuisce al sistema educativo un’enorme importanza nella lotta al gender gap.

Insomma, è semplice: più opportunità per le donne equivalgono a più opportunità di crescita non solo per l’economia, ma per la società intera. Per questo motivo in Diginat incoraggiamo le donne concretamente, mettendo a disposizione Borse di studio per le giovani studentesse interessate a iscriversi ai nostri corsi per, un domani, poter lavorare nel mondo del digitale.

Sappiamo che la strada è ancora lunga, ma, in quanto scuola che ha fatto dell’inclusione parte della sua mission, non smetteremo mai di portare avanti iniziative e progetti concreti per il raggiungimento della parità di genere.

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